Nei mercati emergenti le azioni value superano quelle growth
I prezzi delle materie prime hanno registrato un forte rialzo (pari al 32%)1, in parte trainato dal recente aumento dei prezzi dell’energia. Gli aumenti dei prezzi delle materie prime possono ridefinire le sorti dei grandi esportatori di commodity, la maggior parte dei quali è presente sui mercati emergenti (EM, Emerging Markets). Secondo un documento redatto dal Fondo monetario internazionale (FMI)2 nel 2016, la maggior parte dei mercati emergenti ha attraversato un periodo di crescita elevata durante il boom dei prezzi delle commodity. Abbiamo visto molte economie emergenti e in via di sviluppo prosperare e crollare di pari passo con i prezzi globali delle principali materie prime che esportano. I mercati emergenti sono un esportatore netto di commodity dell'ordine del 2,6% rispetto al prodotto interno lordo (PIL) contro l’1,6% dei mercati sviluppati3. La Russia è un esempio emblematico: non è soltanto un grande esportatore di petrolio e gas naturale (rappresentando circa il 40% dell’approvvigionamento energetico europeo), ma è anche un esportatore importante di nichel, palladio e alluminio. La crisi energetica in corso ci ha insegnato che ci vorrà ancora parecchio tempo prima che il ricorso globale ai combustibili fossili venga sostituito gradualmente dall’energia verde. La Russia potrebbe dunque trarre beneficio dalla crisi in questione. Il Brasile è un altro esportatore fondamentale di petrolio, minerali ferrosi, soia e caffè, ragion per cui la regione dell’America Latina è destinata ad avvantaggiarsi dall’incremento dei prezzi delle commodity; la transizione energetica favorirà inoltre il consumo delle materie prime necessarie per generare e consumare energia in modo più ecologico, quali l’alluminio, il rame, il nichel, il cobalto e il litio. Oltre ad essere uno dei principali produttori di rame, il Cile resta una fonte importante di energia eolica e solare e dovrebbe emergere come produttore ed esportatore a basso costo di idrogeno verde. La Cina domina la produzione mondiale di terre rare (circa il 66%)3, che sono necessarie per fabbricare nuovi prodotti energetici. Con l’aumento attuale dei prezzi delle commodity sta prendendo piede una nuova tendenza, come si evince chiaramente dalla sovraperformance ottenuta l’anno scorso dai titoli “value” rispetto alle azioni “growth” nell’ambito dei mercati emergenti.
Figura 1. Sovraperformance del fattore value rispetto al fattore growth nei mercati emergenti
Fonte: Bloomberg, WisdomTree, dati disponibili alla chiusura dell'8 ottobre 2021 Non si può investire direttamente in un indice.
La prestazione storica non è un'indicazione della prestazione futura e qualsiasi investimento può perdere di valore.
Molti sostengono che la composizione dei mercati emergenti sia cambiata bruscamente nel corso del decennio e che tali mercati facciano meno assegnamento sulle commodity. Tuttavia, negli Stati che le esportano, i settori value ad alta intensità di materie prime si confermano una fonte importante di sussidi statali e di entrate per il settore pubblico e le commodity rappresentano il 44% degli scambi dei mercati emergenti rispetto al 29% appena per i mercati sviluppati2. L’aumento dei prezzi della maggior parte delle commodity, assieme al miglioramento delle condizioni commerciali, dovrebbe avvantaggiare queste economie. I mercati emergenti hanno subito una forte battuta d’arresto dovuta all’attacco normativo in Cina, nonché alla crisi di Evergrande, che ha ridotto considerevolmente le loro valutazioni rispetto ai mercati sviluppati. Considerando la fase del ciclo economico in cui ci troviamo, con i timori legati all’inflazione in aumento, la crescita che inizia a stabilizzarsi e le condizioni monetarie che stanno per inasprirsi, gli investitori otterrebbero vantaggi se assumessero un’esposizione alle economie dei mercati emergenti che esportano commodity per cui è prevista la distribuzione di dividendi. Il WisdomTree EM Equity Income Index offre un orientamento maggiormente geografico verso gli esportatori di commodity nei mercati emergenti, tra cui la Russia (12,41%) e il Brasile (4,14%) e un minore orientamento nei confronti della Cina (-15,3%) rispetto all’MSCI Emerging Markets Index (il benchmark). Il vantaggio di queste allocazioni verso regioni ad alta intensità di commodity si riflette nella sovraperformance del 14,8%4 del WisdomTree EM Equity Income Index rispetto al benchmark. Il suo “accento” a favore dei settori ad alta intensità di materie prime come i materiali e l’energia ha contribuito ampiamente alla sovraperformance suddetta; vi ha svolto un ruolo importante anche l’allocazione del WisdomTree EM Equity Income Index verso i titoli azionari che distribuiscono i dividendi maggiori, come si evince chiaramente dalla seguente tabella di attribuzione.
Figura 2. Attribuzione del rendimento dei dividendi
Fonte: Factset, WisdomTree dal 30 settembre 2020 al 30 settembre 2021. Non si può investire direttamente in un indice.
La prestazione storica non è un'indicazione della prestazione futura e qualsiasi investimento può perdere di valore.
Fonti
1 Performance dei prezzi del Bloomberg Commodity Index dal 31 dicembre 2020 al 7 ottobre 2021.
2 Dati annuali dell’FMI per il 2018.
3 Documento di lavoro dell’FMI – Trading on their terms? Commodity Exporters in the Aftermath of the Commodity Boom.
4 Statista
5 Performance di Factset dal 30 settembre 2020 al 30 settembre 2021.
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